“Rosmarinus”, un anno e mezzo di Banda del Bukò si fa disco

“Rosmarinus” è un odore, un sentire, un’emozione fatta disco che cerca di declinare in musica un’esperienza fondamentalmente multisensoriale ed esistenziale: un anno e mezza di vita della “Banda del Bukò”, progetto di alterità e “alter-azione” che accoglie le musiche del mondo in un impasto di sonorità locali e suggestioni balcaniche. “Rosmarinus” è anche un ragazzo, uno dei fondatori della banda che per sua deliberata scelta è voluto diventare un rosmarino, cercando nella terra e nell’amata natura l’armonia che la società nega e che la Banda continua a cercare. Imperterrita, nonostante il vuoto incolmabile lasciato dal compagno Emanuele Vicerè, la cui forza pervade ogni nota della banda.

Il rosmarino, pianta del ricordo, di leggende e tradizioni, con il suo aroma energico e magico sembra richiamare in maniera quasi naturale la raccolta di tracce contenute in questo lavoro. Dalla ballata rumbeggiante della “Saraghina” di Nino Rota, si passa ad una rielaborazione del tradizionale kosovaro in lingua serba, “Ajde Jano”. Da qui si passa alla musica di tradizione egizia con “Lammabada”, per arrivare ad una rilettura di un classico klezmer con “Froggy waltz”. Non mancano richiami alla tradizione campana della tammurriata attraverso una rielaborazione della “Tarantella Schiavona” di Mario Salvi, nel disco ribattezzata “Tammurriata Balcanica” per i forti richiami balcanici nel tema, nell’armonia e nel ritmo.

In questa summa di esperienze e sentimenti, si colloca anche il primo inedito della Banda intitolato “Ornitorippo Freshness”, melodia che combina la leggerezza e la freschezza del Calippo (mitico gelato in voga ai tempi della nostra infanzia) al guizzo energico e velenoso dell’ornitorinco. Un’opposizione apparente che si dissolve nell’euforica tragicità di una musica nomade, nella freschezza ancestrale dei balli infiniti delle feste zingare con “Odessa” e “Sem Sorok”(Der Zug um 7.40 uhr) .